Il libro è dedicato alla Malastréte, cioè alla cattiva strada. O perlomeno il tema ispira il volume che si snoda da quel racconto in altri aspetti della vita. Pinnelli ha il gusto del racconto reso ancora più gradevole dall’uso del dialetto nel quale sa coinvolgerti con la sua semplicità discorsiva.
L'Autore va alla ricerca delle sue radici, delle tradizioni del suo paese, del lavoro nei campi al quale ha dedicato una vita intera, al ricordo dei bambini che si guadagnavano un tozzo di pane, quando era difficile far quadrare il magro bilancio familiare.
Grande carattere, dotato di una forte personalità, Nunzio Pinnelli con i suoi libri ci lascia in eredità una intensa testimonianza della sua vita della quale ci rende partecipi per non dimenticare, lasciandone traccia alle future generazioni.

La prove, la civiltà contadina raccontata in vernacoloè una raccolta che accosta la versione vernacolare con quella in lingua. Questo secondo lavoro di Nunzio Pinnelli per certi versi è un completamento del primo libro, con una scrittura più penetrante nelle pieghe rivissute di un trascorso agreste tradizionale ricco di ricordi personali ma anche di qualche esortazione pedagogica, il richiamo a tradizionali domestiche consuetudini. Efficaci ed immediate alcune descrizioni dell’autore di luoghi e di personaggi, di tradizioni e di usanze campestri, vivaci bozzetti rievocativi di un passato neppure tanto lontano. Ma gustosi anche certi maliziosi racconti che conferiscono alla narrazione il retroterra di un’audace e pruriginosa licenziosità.

Di solito l’autore di un libro di poesie è tutto preso da un’intima ispirazione poetica, e poco spazio lascia agli aspetti contigenti e provvisori della sua vita. Nel nostro caso, invece, Pinnelli rievoca, in vernacolo canosino, molte vicende legate alla sua intensa quotidianità, sia che riguardino aspetti della sua vita sociale, sia che rappresentino invece momenti legati alla famiglia. Talvolta sono considerazioni legate al cambio di stagione o a usi campestri, e talaltra a vicende della sua città, della sua terra. Non mancano anche descrizioni che riecheggiano lontane tradizioni del primo Novecento, fatte di “miseria e nobiltà”, che a raccontarle oggi lasciano stupiti e perplessi. Ma i racconti giungono fino a noi, e toccano l’ultima epidemia - il Covid 19 - che l’autore cerca di scansare con cento precauzioni. Poi i ricordi tornano indietro, al primo amore, alle palpitazioni del primo incontro, della prima dichiarazione.